venerdì 3 ottobre 2008

Il tuffo del lampredotto

Ecco un articolo che ho trovato davvero ben fatto e che voglio qui ripubblicare per esporlo al maggior numero possibile di appassionati del quinto quarto. Intitolato "Il tuffo del lampredotto", è stato scritto da Antonio Sofi su Webgol - Monografie Blog. La foto è stata scattata da Franco Bellacci.
"Cibo viscerale. Letteralmente. Al contrario della trippa, non se ne segnala la presenza tra le 775 ricette dell’Artusi 2000, quello con i consigli del dietologo. Sarà di certo colpa sua. Maledetto lui e la sua genìa malvagia. Il lampredotto è una trippa fiorentina, morbida come spugna sanguigna, odorosa come erba ruminata, frastagliata come scandinavo fiordo, che taluni prediligono spellata dallo stesso trippaio, che esegue con piccoli gesti precisi, nervosi, sottilmente sadici. Talvolta con un piccolo sovrapprezzo. Sbucciata, la chiedono. Come fosse una mela. Il lampredotto, per gli amanti del dettaglio da mattatoio, è l’abomaso dei bovini macellati, la parte più bassa dello stomaco della mucca, quella che, grulla, frolla e rifrulla. Comprende una parte magra, chiamata gala, e una parte grassa, chiamata spannocchia, nomi inventati come le fànfole e saporiti uguale. Bollito in abbondante acqua con pomodori, cipolle, sedani, prezzemolo e odori, il lampredotto viene servito nel panino semelle o in vaschetta, e preceduto da una educata escalation di condimenti proposti. Che va dall’ovvio sale (si, c’è anche chi declina, maledetti sbruffoni) al saggio pepe, dalla salsa verde (prezzemolo, capperi e acciughe, tra gli undici ingredienti della ricetta storica) all’olio piccante, all’ultima rituale domanda del trippaio fiorentino. In qualche modo spaventevole, per chi non ne è aduso: bagnato? La risposta giusta è si. E la parte superiore del panino si tuffa nel pentolone aromatico da cui il lampredotto straborda e fuoriesce bello e gocciolante come Esther Williams dalla piscina, e come sotto i riflettori di una luce di altri tempi. Il lampredotto non è cibo per turisti: è cibo di strada. Il cibo di strada è segno edibile di una cultura intera, della sua storica gastronomia, è emblema della cucina popolare, e ha senso solo se racconta della strada in cui viene consumato, se porta con se echi di ciò che fu, e delle bocche che lo mangiarono in passato. Un lampredotto a Firenze ti ricorda il sommo poeta che di certo lo mangiò, un hot-dog in Texas forse solo Bush padre. Una bella differenza."

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